L’alluvione del 1954: una ricostruzione

Segnaliamo all’attenzione dei lettori l’articolo “L’alluvione del 1954: una ricostruzione“ a cura di Massimo Gambardella e Raffaele Amatino  pubblicato  sul sito della piccola chiesetta di San Giovanni a mare in Minori (clicca qui per l’articolo originale e la documentazione fotografica della ricerca storica).

Qui il link della prima parte del documentario “Minori racconta… ricordi dell’alluvione del 1954“ realizzato nel 2004 dal prof. Massimo Gambardella  in collaborazione con l’arch. C. De Iuliis e il dott. S. Buonomo

Tra i centri colpiti dalla violenza degli elementi in quelle ore tra il 25 e il 26 ottobre 1954 ci fu anche Minori. Come a Salerno, Cava, Maiori, Tramonti, danni feriti e vittime aggiornarono il dato sul tributo umano e materiale che la nostra terra ha pagato nel corso dei secoli. Un dato mai stimato e che, pur solo ipotizzandolo, ci ricorda la fragilità del nostro territorio.

Una fase dei lavori di sgombero in via Fiume

Una fase dei lavori di sgombero in via Fiume

Un’inchiesta del Mattino del 1984 ricordava i termini della tragedia: “Ufficialmente le vittime furono 316: 106 a Salerno, 117 a Vietri e frazioni, 31 a Cava e frazioni, 34 a Maiori, 35 a Tramonti e 3 a Minori. Questa cifra è senz’altro per difetto, perché vi furono molti corpi andati dispersi, mentre in vari casi parti di cadaveri recuperate nel mare non furono riconosciute. I feriti furono 350 cira; dei quali il 60 % circa hanno portato per tutta la loro vita i segni dell’alluvione (mutilazioni, deformazioni, piaghe, perdita di organi, ecc.). I senza tetto furono 10.064… i danni furono calcolati in 35-40 miliardi, pari a oltre 2000 miliardi odierni [il dato è riferito all'anno dell'inchiesta]”.

Le note seguenti sono estratte, con tagli e modifiche, da una pubblicazione, curata per conto del Comune di Minori, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’alluvione.

 Minori fu il paese meno colpito tra quelli che subirono danni e vittime. Se ne contarono tre. I loro nomi sono ancora ricordati da chi visse quelle giornate. Tutti concordi nel riconoscere l’assurdità di una morte che si sarebbe potuta evitare. Tutti a dare la stessa versione dei fatti. Tutti uniti nel commiserare le due giovanissime vittime e a donna che non riuscì a proteggerle.

spiaggia e pontile

spiaggia e pontile

Trofimena Criscuolo (44 anni), la figlia adottiva Anna Girardi e la nipote Carmela Esposito (ordinatamente, di 4 e 14 anni) i loro nomi; Baldassarre Esposito, Andrea Di Lieto e Benito Pepe i feriti.

I documenti d’archivio dicono che nelle acque “minoresi” furono ripescate le salme di quattro persone: Anna Ferraioli (di Ponteprimario – 60 anni), Maria Rosaria Maniglia (di Ponteprimario), Maria Marrazzo (di Tramonti) ed Antonietta Taiani (di Maiori – 11 anni)1.

Una ricostruzione delle vicende.

La pioggia cominciò a cadere nel pomeriggio del 25 ottobre e durò ininterrottamente fino alle cinque del mattino seguente. Più testimonianze concordano nel ricordare come sulle prime non ci fosse presagio alcuno di quanto sarebbe poi accaduto. Così Luigi Di Lieto: “Pioveva a dirotto, ma non faceva paura. Non era la prima volta. Al massimo si poteva temere la solita alluvione cui ormai si era abituati”2. Il Sindaco ebbe, dal canto suo, più immediata percezione del pericolo. “… Il maltempo imperversava con rara insistenza ed allora invocai il Comando militare di Salerno di inviare dei soldati. [Alle ore 20.15 del 25 ottobre 1954 provvidi telefonare ai vigili del fuoco di Salerno, perché inviassero aiuti per il puntellamento di alcuni fabbricati al Corso V.Emanuele”3]. La richiesta fu accettata ma i militari, per la caduta di un ponte sul Reginna, si fermarono a Maiori, dove prestarono la loro opera di soccorso immediata alla popolazione …”4. “Con una squadra di volenterosi facemmo l’impossibile per lo sgombero di fabbricati e per il puntellamento dell’acquedotto”5.

Alle prime ore del giorno successivo si ebbe precisa percezione di quanto accaduto. Se il computo delle vittime fu basso, forse un peso non indifferente dovette avere proprio la pronta iniziativa del Sindaco. Le cronache nazionali raccolsero, nelle giornate successive, il moto di riconoscenza della popolazione. Ecco Fausto de Luca su Paese Sera “Un’ultima e straordinaria notizia appresa nella nostra traversata concerne il Sindaco di Minori, il prof. Di Lieto. Questi appena un’ora dopo l’inizio del nubifragio e prima ancora che si determinasse la piena torrenziale usciva dalla sua casa e si recava di abitazione in abitazione invitando i concittadini a tenersi accorti. Il Sindaco aveva così intuito, forse l’unico uomo in tutta la zona, la pericolosità di quella pioggia e aveva fatto il suo dovere di onesto uomo. Si deve forse a quest’uomo se le vittime sono soltanto tre in quel comune…”6.Stampa sera, di spalla, titolava “Nella notte il Sindaco di Minori bussò alle porte “Salvatevi!”7. Nei giorni successivi sorse addirittura un comitato per le onoranze al primo cittadino, composto dai pescatori Santo Rubiconto, Gaetano Ruocco, Antonio Bonito e Gaetano Cataldo, comitato che, attraverso il suo presidente, Costantino Apicella, industriale proprietario di una cartiera rimasta distrutta, ordinò ad una fabbrica di Carrara un blocco di marmo dal quale trarne una statua per il Sindaco. Questi accolse con il sorriso l’idea, ma la fece cordialmente cadere riconoscendo ben altre esigenze da soddisfare: “ Ma vi pare – diceva ieri [29 ottobre] a una delegazione nel Bar Umberto – li vedete voi i forestieri che si fermano davanti a un monumento con la mia faccia e sotto l’iscrizione che voi avete proposta: A Don Ciccio Di Lieto – Sindaco e amico – che la notte del 25 ci svegliò, evitandoci di anticipare il sonno eterno. Ma vi pare? Sarebbe una risata per tutta la Penisola!”8.

Un ruolo non di secondo piano, tuttavia, fu svolto dalla villa marittima. Il sito archeologico, scoperto due decenni prima in circostanza singolari, finì per assolvere, proprio per la sua particolare posizione, la funzione di serbatoio. Gli scavi del 1953 avevano riportato alla luce due degli ambienti più interessanti, generalmente noti come sala della musica e sala della Medusa. Il fango e i detriti dell’alluvione riseppellirono, con oltre 1500 mc di materiali, ampie porzioni del complesso, ma salvarono il paese da danni ancora più gravi.

 Il Comune di Minori fu, come detto, quello, tra i colpiti, che subì meno danni, anche in termini materiali. Ma l’insistenza dell’onda di piena non risparmiò il paese, tanto da far andare distrutte le due cartiere e l’officina meccanica esistenti, per un valore dei danni di circa 75 milioni di lire; danneggiati i mulini e pastifici ancora operanti (per un ammontare di una quindicina di milioni) e la fabbrica di ghiaccio. Non meno pesante il bilancio per le attività artigiane e commerciali, con danni quantificati in 57 milioni di lire. Abitazioni, attrezzature per la pesca, fondi rustici coltivati ad agrumeti completavano la lista dei beni andati perduti.

In una raccomandata del Sindaco Di Lieto, datata 9/11/54 e diretta all’Ufficio del Genio Civile OO.MM. di Napoli, risultavano denunciati i seguenti danni alle strutture: “[…] a. il pontile è stato interrato, per cui occorre che venga liberato dai materiali alluvionali e prolungato per l’allungamento della spiaggia; b. gli argini del torrente Reginna Minor sono stati interrati e in parte distrutti. Occorre prolungarli di almeno 25 metri; c. lo scivolo a ponente del pontile è andato distrutto in parte, perché scavato dalle acque; d. le fondazioni dell’invito al pontile scavate; e. l’invito al pontile è stato messo in soqquadro dai materiali alluvionali”9.

L’alluvione non risparmiò le chiese del paese. Andrea Di Nardo, scrivendo alla Ditta Mascioni, incaricata di montare l’organo in basilica, tratteggiava un quadro della situazione, aggiornato al marzo ’55: “…dobbiamo innanzitutto ringraziare Iddio che l’organo non fu portato qui, che altrimenti sarebbe andato a finire a mare, come i tanti negozi del paese che sono stati spazzati via dall’impeto delle acque. Dopo quattro mesi dall’alluvione abbiamo solo tolto il fango dalle vie, ma il fiume cammina ancora per le strade, specie nelle giornate piovose, essendo l’alveo ancora pieno, e molte famiglie vivono in abitazioni di emergenza e qualcuna nei locali della Chiesa”10. In effetti, sia dalle segnalazioni del Parroco che da quelle del Sindaco, è dato rilevare la serie di danni arrecati e al Cimitero (cappella e loculi compresi), per un ammontare stimato in £ 5.200.000, e agli edifici di culto presenti sul territorio. La chiesa di S. Trofimena, ad esempio, palesava evidenti danni al tetto. Le forti piogge avevano prodotto infiltrazioni nella soffitta, come dimostrato dalle tante macchie di umido affiorate nelle settimane successive: “l’umidità è penetrata un po’ dappertutto e ne vengono a soffrire le pitture e i pregevoli stucchi”11. Oltre che alla Basilica, venivano segnalati problemi anche alle chiese di S. Lucia, dei villaggi di Villamena e di Torre, dell’Angelo Custode, mentre l’ex – convento di S.Nicola12 risultava quasi del tutto distrutto. Il sindaco Di Lieto parlava di danni per oltre 84.000.000 di lire. Che i lavori di recupero procedettero a rilento ci viene confermato da quanto lamentato dal Di Nardo in una missiva dell’agosto del ’56. Scriveva il prelato al Genio Civile: […] avvicinandosi un’altra stagione invernale mi permetto di farle premura per la Chiesa Parrocchiale ed in modo del tutto particolare per la cripta che versa in tristi condizioni. A causa dell’alluvione … si sono riempiti di terra alluvionale i cunicoli che la circondano ed allora le acque si sono infiltrate nella terra e da questa nei muri tanto da avere tutti i marmi bagnati e staccati in molte parti. Urgono pertanto dei lavori di sgombero e di isolamento onde evitare mali maggiori” 13.

Provvidenze, benificenza e ricostruzione.

Le offerte dei minoresi d'America

Le offerte dei minoresi d’America

Non mancarono certo gli interventi immediati a sollievo delle popolazioni colpite. Agli stanziamenti statali immediati e degli anni successivi destinati alla ricostruzione, si accompagnarono le offerte provenienti da più parti. In particolare, ci piace ricordare la solidarietà manifestata dai minoresi all’estero, soprattutto americani. Si rinnovava, in tal modo, quel legame con la patria lontana, che, del resto, annualmente trovava modo di palesarsi nelle offerte devolute per i festeggiamenti per la Santa Patrona Trofimena.

Già dalle giornate successive, in ogni caso, si profilò il grave problema della ricostruzione, a partire dalla canalizzazione delle acque per passare alla riattivazione delle attività fino alla costruzione di alloggi e alla creazione delle condizioni per una ripresa economica. Limitando lo sguardo a Minori, si possono individuare dueproblemi principali: la costruzione del diversivo e l’edificazione di alloggi per gli sfollati.

Stampa Sera 30-31 ottobre 1954

Stampa Sera 30-31 ottobre 1954

Sulla sistemazione del torrente, le difficoltà erano dettate dal fatto che l’alveo preesistente si palesava manifestamente incapace di sopportare portate considerevoli. Si trattava di un problema di vecchia data, che altri eventi alluvionali precedenti avevano già fatto avvertire, senza che si corresse adeguatamente ai ripari. A tal proposito illuminanti le argomentazioni del Sindaco Di Lieto: “(…) [il Reginna Minor] in taluni punti è molto angusto e incassato tra i fabbricati costruiti in altre epoche, il più delle volte da signorotti locali per captare l’acqua per i mulini a palmenti. Se oggi il paese dovrà pagare un duro sacrificio, ciò è dovuto al mal governo cittadino con cui si costruivano edifici sul letto del fiume per proprio tornaconto”14. Nelle parole del Di Lieto si possono cogliere, in controluce, due esigenze: certo, sistemare il fiume in maniera tale da abbassare il rischio di successivi eventi catastrofici, ma anche prevedere uno sviluppo urbanistico del paese armonico, mediante una oculata attività amministrativa.

Sul primo punto, si manifestò subito la necessità di prendere una decisione che avrebbe avuto grosse ripercussioni per l’assetto di Minori. La Commissione per i provvedimenti nelle zone alluvionate del Salernitano, costituita, con decreto Interministeriale del 12 novembre, dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, valutò, nel caso del Reginna Minor, due ipotesi delle quali fu scelta quella del diversivo: continuare a far scorrere il fiume lungo l’antico tracciato significava non risolvere affatto il problema, per la limitata portata sopportabile. Si optò, quindi, per la costruzione di un nuovo tracciato, ad occidente dell’abitato. Questa soluzione non escludeva la necessità di provvedere al riattamento della copertura dell’alveo preesistente, accompagnata dalla sistemazione del cunicolo, da utilizzarsi come collettore della fognatura ed eventualmente come scolmatore di piena. La soluzione adottata, tuttavia, produsse critiche e proteste. Un “Comitato Cittadino Promotore”, in un telegramma al Prefetto di Salerno del 9 ottobre ’55, manifestò il timore che la detta opera potesse risultare dannosa per l’area archeologica della villa maritima: in particolare si protestò per lo “scempio” che si sarebbe prodotto, richiedendo pronti interventi dalle autorità competenti. Il timore che le operazioni di demolizione e scavo lungo il lato ovest del sito potessero comportare la perdita irrimediabile di tracce del passato, non era fondato per il Prefetto Mondio: già precedenti sondaggi, effettuati in loco a mezzo di cantieri scuola di lavoro, si erano rivelati infruttuosi: “[…] Quanto lamentato dal … Comitato è pertanto da ritenersi infondato, sia perché il progetto … non interessa la Villa Romana, nella quale anzi sono in corso scavi con cantieri scuola di lavoro, sia perché il Comitato non ha tenuto conto della necessità dell’esecuzione dell’opera che, come è noto, è stata progettata a seguito dell’approfondito studio del regime idraulico del Minor”15.

Pochi mesi prima, inoltre, un esposto “per una migliore sistemazione del torrente” aveva palesato la posizione di una parte del paese: si diceva che il progetto approntato dai tecnici della commissione statale non risolveva il problema, anzi ne acuiva gli aspetti: “ […] a giudizio della Cittadinanza esso costituirebbe la definitiva distruzione dello scarsissimo patrimonio immobiliare, del paesaggio, dell’economia e dell’attività industriale del paese: per i proprietari dei non pochi immobili da distruggere una aggressione al frutto dei sacrifici di diverse generazioni, una ingiusta quanto inutile condanna ad una sicura morte civile”. I timori si concretizzavano, in particolare, in una cattiva risoluzione tecnica, perché, a parere degli esponenti, il nuovo corso del fiume finiva fuori dalla naturale linea d’impluvio, in posizione elevate rispetto a questa e, quindi, incapace di assolvere al compito di convogliare le acque a mare. Non mancavano, inoltre, le considerazioni di ordine edilizio: molte case distrutte, la migliore zona del paese, densamente popolata proprio per non essere stata interessata da inondazioni precedenti, sconvolta, minore capacità d’accoglienza per un paese che iniziava a conoscere un certo movimento turistico e perdita di locali per attività artigiane o di terra per l’agricoltura. Da queste considerazioni, scaturiva una soluzione alternativa, in parte già presa in esame dagli esperti e poi scartata: “ […] destinare l’enorme spesa prevista di duecento e più milioni [in realtà la somma stanziata dal Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, in data 12 maggio, ammontava a 345 milioni] a riattare l’attuale corso del fiume, risistemandone la copertura e, PRINCIPALMENTE, ESEGUENDO A MONTE OPPORTUNE OPERE DI CONTENIMENTO E IMBRIGLIAMENTO”16. Insomma, una corretta gestione del bacino del torrente ed opportuni lavori di salvaguardia dell’area a monte avrebbero evitato in futuro nuove sciagure: pietrame, terriccio e ceppaie di alberi non si sarebbero mischiati al fiume, il cui alveo, opportunamente modificato, sarebbe stato in grado di sopportare “qualunque quantità di acqua dovesse scorrere”17.

L’esposto non rimase inascoltato. In particolare, esso metteva in risalto anche l’altro grave problema, quello degli alloggi. Molti sinistrati, per la grave carenza delle abitazioni acuita dalle distruzioni del ’54, si trovava a vivere, ancora nell’agosto successivo, in condizioni precarie, specie chi aveva trovato rifugio in abitazioni dichiarate pericolanti dal Genio Civile di Salerno (per esempio, diciotto famiglie al cosiddetto Palazzo di Cristallo, sei famiglie al Palazzo Bonito, ecc); a questi si sarebbero aggiunti coloro che sarebbe rimasti senza casa causa le opere di demolizione previste per il diversivo (si calcolava che circa 60 abitazioni con 300 persone, oltre a 20 magazzini e negozi sarebbero stati demoliti tra la strada Nazionale e via S. Lucia, insomma nell’area destinata al nuovo corso del fiume). In una nota indirizzata al Ministro competente, al Prefetto di Salerno, all’Ing. Capo del Genio Civile di Salerno e al Provveditore alle OO.PP, il Sindaco manifestò le preoccupazioni dei suoi amministrati. Esse erano accentuate dal fatto che la prevista realizzazione di alloggi U.N.R.R.A. – CASAS non solo non era stata ancora avviata, ma si rivelava palesemente inadeguata a coprire il fabbisogno locale. Di qui il “disperato” appello a che fosse “ […] assegnato il corrispondente numero di alloggi e di negozi” che sarebbero stati abbattuti. E così concludeva: “ (…) I proprietari dei fabbricati non possono accontentarsi dell’indennizzo, né gli inquilini avranno dove ricoverarsi, né i commercianti e gli artigiani avranno dove svolgere la loro normale attività di lavoro, e il paese già così povero verrebbe più a impoverirsi di alloggi, negozi, magazzini”18.

Frattanto, le richieste di privati cittadini e dell’Amministrazione stessa di apportare varianti al tracciato del diversivo, i cui lavori erano stati già appaltati nel luglio ’55, furono in parte accolte: la sistemazione del torrente fu definitivamente completata nel corso del 1959 e solennemente inaugurati il 3 maggio. Nello stesso periodo si mise mano alla sistemazione del bacino montano: tra il ’56 e il ’60 furono impegnati circa 100 milioni per mettere in sicurezza l’area montana; sempre in questo arco di tempo fu realizzata la copertura del vecchio alveo (con una spesa di circa 38 milioni di lire). Insomma, la disgrazia del ’54, paradossalmente, aveva risvegliato l’attività costruttiva, che languiva da parecchi anni: si trattava, certamente, di interventi eccezionali, dettati dal corso degli eventi, ma essi svolsero il ruolo di battistrada al boom edilizio degli anni ’60.

Note

1. Il fatto non stupisce se si considera che alcune salme furono recuperata a Capri, Ischia, Reggio Calabria e Messina.

2. cfr.DI LIETO L., op.cit., pag. 112.

3. cfr. ACM, Deliberazione del Consiglio Comunale n. 20, seduta del 10 aprile 1956, in Delibere Consiglio 1956.

4. cfr. 1954 – 1994. A quarant’anni dall’alluvione…la gente si racconta, supplemento a E’ Costiera, Edizioni Ecostiera – Minori, 1994, pag. 12.

5. cfr. ACM, Deliberazione del Consiglio Comunale n. 20, cit., in Delibere Consiglio 1956.

6. cfr. PAESE SERA, pag. 2, venerdì 29 ottobre 1954.

7. cfr. STAMPA SERA, sabato 30 domenica 31 ottobre 1954. Con queste parole Padre Candido da Altavilla Silentina commenta le, per fortuna, ridotte dimensioni della catastrofe minorese: […] qui … i morti furono pochi, perché, forse, un angelo di Dio sotto le vesti del Sindaco, dette per tempo l’allarme, bussando alle case dei cittadini, perché ognuno si rifugiasse in luoghi più sicuri”. cfr. CANDIDO DA ALTAVILLA SILENTINA, Salerno ore 1.52: rievocazione dell’alluvione del 26 ottobre 1954, Salerno, stampa, 1955.

8. Idem. Notizie analoghe anche su VISTO, 13 novembre 1954 Anno III, n. 46, pag. 5.

9. cfr. ACM, Nota del Sindaco, in Cartella Alluvione 1954 – Danni.

10. cfr. AVM, Lettera Sac. A. Di Nardo alla Ditta Mascioni, datata 7.3.1955, in cartella Varie.

11. cfr.AVM, Lettera Sac. A. Di Nardo all’Ing. Capo del Genio Civile di Salerno, datata 30.5.1955, in cartella Varie.

12. La Società S.Trofimena di New Haven, in Connecticut (USA), inviò 1000 dollari che furono poi impegnati per i restauri alla Chiesa di S. Nicola. Cfr. AVM, cartella Comitato festeggiamenti S. Trofimena 1955.

13. cfr. AVM, Lettera Sac. A. Di Nardo all’Ing. Capo del Genio civile di Salerno, datata 7.8.1956, in cartella Varie. Analoghe argomentazioni vengono ripetute in una nuova comunicazione del 16 novembre dello stesso anno.

14. cfr. ACM, deliberazione del Consiglio comunale, seduta del 24 agosto 1955, n. 63, in cartella Delibere 1955.

15. cfr. ACM, nota prefettizia Gab. 2392, diretta al Sindaco di Minori in data 22 novembre 1955, in cartella Diversivo del Reginna Minor.

16. cfr. ACM, Esposto per una sistemazione del torrente Reginna Minor, in cartella Diversivo del Reginna Minor.

17. Idem.

18. cfr. ACM, nota del Sindaco, prot. N. 2369, del 12 agosto 1955, in cartella Diversivo del Reginna Minor.

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